il mistero del caso di Dorothy Louise Eady – Omm Seti
Il ritorno di Bentrashyt e la storia di un amore eterno, dall’antico Egitto all’Inghilterra
Dorothy Louise Eady, una giovane donna inglese, una sera fu vista dal marito Imam alzarsi dal letto in uno stato simile alla trance, sedersi a una tavolino e scrivere come sotto dettatura. I messaggi da lei ricevuti, frammenti di un discorso e scritti sottoforma di geroglifici, raccontavano la storia di una sua presunta vita passata. La donna era in grado di scrivere, anzi disegnare, quella lingua grazie alla sua particolare passione per l’antico Egitto. L’interesse per quella civiltà le era sorto dopo una caduta rovinosa dalle scale di casa, in seguito alla quale era stata dichiarata morta. Tuttavia, al ritorno del medico che ne aveva certificato il decesso, Dorothy, che allora – era il 1907 – aveva tre anni, si era ripresa senza alcuna apparente conseguenza. A quattro anni, infatti, durante una visita al British Museum era stata fortemente attratta dalle mummie esposte nelle sale dedicate all’antico Egitto e aveva dichiarato, sconcertando i suoi genitori, che quella era la sua gente e che avrebbe voluto ritornare a casa. Tra i dieci e i dodici anni, visitando assiduamente il museo, ebbe l’occasione di conoscere E.A. Wallis Budge, il Conservatore delle Antichità Egiziane e Assire al British Museum. Questi, vista la sua passione per l’Egitto, incoraggiò la sua curiosità e le insegnò a leggere i geroglifici. A quell’epoca era un archeologo di fama e ancora oggi, nonostante siano in parte superate, le sue opere sono ristampate. L’uomo apprezzò sempre l’impegno di Dorothy nello studio della lingua dell’antico Egitto, per la quale dimostrava buone abilità a
disegnare i geroglifici e a tradurla.
Dorothy da giovane
Poco dopo la cessazione della Prima Guerra Mondiale, una sera, dopo una giornata particolarmente deprimente, ebbe il primo di una serie di incontri particolari: «mentre dormivo, mi ritrovai quasi sveglia per uno strano peso che sentivo sul petto. Mi svegliai del tutto e vidi il volto di un uomo chino su di me, con entrambe le mani sulla scollatura della mia camicia da notte. Riconobbi il volto che avevo visto anni prima in fotografia, quello della mummia di Seti. Gridai; ero sconvolta, terrorizzata, ma nello stesso tempo sentivo dentro una grande gioia. Lo ricordo come se fosse successo ieri, ma è difficile spiegarlo» confidò cinquant’anni dopo ad un’amica. Aveva visto l’uomo con le fattezze di una mummia e fu questo in un primo momento a spaventarla. Nei giorni successivi cominciò ad avere un sogno ricorrente in cui «lei era una ragazza egiziana che stava in un’enorme stanza [… insieme con] molte donne e ragazze. Mentre loro erano sdraiate, un uomo molto vecchio, con una lampada in mano, entrava nella stanza e le osservava gettando loro occhiate torve per accertarsi che ognuna fosse al proprio posto. Poi la scena del sogno si spostava in una camera sotterranea circondata da un canale d’acqua. Il pavimento della stanza era fatto di pietre pregiate come agate e turchesi e c’era una statua raffigurante qualcuno che giaceva su un catafalco. Nel sogno la ragazza egiziana incontrava un uomo alto, dall’aspetto severo, vestito come un Gran Sacerdote, e altri uomini e donne che la guardavano con disapprovazione. Poiché lei si rifiutava di rispondere alle sue incalzanti domande, l’uomo cominciava a colpirla con un bastone.. A quel punto Dorothy si svegliava gridando». Non poteva in quel momento sapere che stava vivendo una scena che si svolgeva nella cosiddetta falsa tomba, o Osirion, di Seti Primo ad Abido. Di quest’ultimo a sei anni, vedendo la mummia in una fotografia trovata in una rivista che parlava dell’Egitto, disse ai genitori che lo aveva conosciuto, mentre in un’altra immagine, riconobbe nel tempio a lui dedicato ad Abido il palazzo che aveva visto in un sogno ricorrente che faceva in quel periodo.
Tempio di Seti I ad Abido – Osirion
A ventisette anni si trasferì a Londra dove lavorò per un giornale egiziano e dove, a causa del suo lavoro, conobbe Imam, un egiziano molto attivo politicamente che ambiva ad insegnare nel suo paese. Questi, tornato in patria, avviò una corrispondenza con la giovane e dopo qualche tempo le propose di sposarlo. Pur incontrando la disapprovazione dei genitori, Dorothy partì alla volta del Cairo per sposare Imam. Era felice di poter raggiungere il paese da tempo sognato e quando, dopo un viaggio di dieci giorni in nave, approdò a Porto Said disse dentro di sé «Madre, sono tornata a casa» e giurò di non ripartire mai. In quel paese, oltre agli incontri con Seti, che fu visto anche dal suocero e da sua madre, Dorothy ebbe alcune esperienze di uscita dal corpo, le cosiddette OBE (Out of Body Experience) ed altre esperienze particolari, come la scrittura automatica in uno stato come di trance.
Seti I
Anni dopo Dorothy riferì: «Mentre scrivevo la maggior parte delle volte ero in uno stato di semi-incoscienza […] Scrivevo veramente sotto dettatura. L’uomo che… raccontava la mia storia si chiamava Hor-Ra […] Durante la dettatura, mi pareva di capire ogni parola; ma dopo, quando mi mettevo a decifrare quegli scarabocchi, diventava difficilissimo interpretarli […] Questo Hor-Ra ci mise quasi un anno per finire
la storia». E poi:
Quando finii di tradurre e di mettere assieme tutti gli scritti (una settantina di pagine), ecco che cosa trovai… e credo che sia vero, perché ho anche dei ricordi. I miei genitori sembra che fossero di umili origini. Mia madre vendeva ortaggi alle truppe e mio padre era un soldato di guarnigione nell’attuale Shunet El Zebib, un’antica fortezza che era stata trasformata in caserma, a meno di due chilometri a nord del Tempio di Seti. Bella ascendenza, eh? Non so nemmeno se fossero sposati… forse no. Può darsi che lui le avesse dato un coccio con qualche iscrizione come certificato di matrimonio. Quando nacqui, mia madre mi chiamò Bentreshyt (Arpa di gioia), ma morì quando avevo poco più di due anni. Mio padre, che già in precedenza era stato mandato in missione per settimane o anche mesi, presto fu trasferito a Tebe [Luxor]; e poiché non poteva portarsi dietro una bambina di tre anni, mi affidò al Tempio dell’attuale Kom El Sultan (a nord del Tempio di Seti, che era allora in costruzione) perché venissi cresciuta come sacerdotessa.
Culto di Iside
Il Gran Sacerdote del tempio si chiamava Antef, un nome molto particolare e pochissimo diffuso a quel tempo. Era un uomo alto, con la faccia severa, che aveva il potere di terrorizzare tutte le sacerdotesse con la sua bassa voce baritonale. La sua testa rasata, le sue vesti immacolate e la sua figura imponente incutevano rispetto. Era il prototipo dell’aristocratico egiziano, un personaggio molto distinto, ma capace di fare una gran paura. Quando Bentreshyt raggiunse i dodici anni, Antef le chiese se voleva andare nel mondo oppure restare nel tempio. Se voleva andare nel mondo e trovarsi un buon marito, bene… tanti saluti e buona fortuna. Ma lei non conosceva nulla del mondo di fuori, era felice nel tempio, e decise di rimanere. Antef le spiegò allora che doveva fare voto di castità, perché ora sarebbe diventata una proprietà del tempio. A soli dodici anni, Bentreshyt non si rese conto del significato di tutto questo; ma, non sapendo dove andare, fece il suo giuramento. Nei due anni successivi, sotto la guida del Gran Sacerdote stesso, Bentreshyt imparò la parte che avrebbe dovuto interpretare nel dramma della morte e resurrezione di Osiride una parte che solo le vergini consacrate sacerdotesse di Iside fin dall’infanzia potevano recitare. Il loro tirocinio era molto duro (questo Antef era estremamente severo, un vero fondamentalista, per così dire), perché durante la sacra rappresentazione dei misteri non era ammesso il minimo sbaglio da parte delle sacerdotesse nella recitazione degli inni.
Tempio di Seti I ad Abido – particolarei
Curiosamente, qualche anno prima del suo trasferimento a Londra, Dorothy aveva avuto modo di interpretare la parte di Iside in un evento teatrale organizzato dal padre e che ripercorreva la vicenda di Iside ed Osiride. «[…] nel seguito della storia che Hor-Ra mi raccontò, venni a sapere della visita di Sua Maestà ad Abido per seguire i lavori della costruzione del suo tempio, e di come, passando presso il giardino, lui vide Bentreshyt che raccoglieva i fiori»; allora la ragazza aveva quattordici anni e il faraone cinquanta. Si rividero poi in altre occasioni e una sera Seti la baciò. Pentitosi, la invitò ad andarsene, ma lei rimase. Cominciò, così, la loro storia d’amore. Cercarono di mantenere segreto il loro rapporto, perché Bentreshyt era una vergine consacrata a Iside ma una delle sacerdotesse, accortasi che la giovane era incinta, riferì la cosa al Gran Sacerdote Antef. Questi la portò nell’Osirion e riuscì a farle confessare di avere un amante, ma non il nome di lui.
Tempio di Seti I ad Abido
Però, dopo la partenza di Seti a causa di problemi in Nubia, e altri interrogatori Bentreshyt rivelò il nome dell’amante. La punizione che avrebbe dovuto subire sarebbe stata la morte sentenziata da un processo regolare. Poiché la situazione era molto imbarazzante, perché si sarebbe dovuto parlare del faraone, la ragazza, volendo salvaguardarlo, si suicidò. La notizia sconvolse Seti, che dichiarò che non l’avrebbe mai dimenticata. Era per questo che dopo tremila anni si era ripresentato a lei. Grazie al racconto di Hor-Ra, Dorothy poté comprendere il suo amore per l’Egitto e il significato dei suoi sogni ricorrenti, ritenendo di essere la reincarnazione di Bentreshyt. Tuttavia, solo dopo la nascita di un figlio, che chiamò Seti, il divorzio dal marito, il lavoro e la collaborazione con archeologi di fama, poté coronare il suo sogno e trasferirsi ad Abido. Il notevole lavoro svolto al Cairo, cui contribuì anche con articoli molto apprezzati dagli studiosi, le fu molto utile, in quei luoghi che amava da sempre e Kenneth Kitchen, un esperto delle dinastia cui apparteneva Seti, la considerò «una vera studiosa dei Ramessidi [… ed] è giunta a conclusioni perfettamente sensate sui dati reali, obiettivi, riguardanti il Tempio di Seti», fornendo un valido aiuto agli archeologi che lì operavano. Inoltre sembrava conoscere l’antica magia e gli abitanti del villaggio in cui viveva in prossimità del Tempio la temevano per questo, anche se nel momento del bisogno la
consultavano.
Dorothy-Omm Seti ad Abido
Molto altro ci sarebbe da dire su Omm Seti (cioè mamma di Seti, così venne chiamata Dorothy dopo la nascita del figlio), una donna estrosa e bizzarra, e sui tanti eventi ed incontri particolari che hanno costellato la sua vita che si è conclusa nel 1981. Purtroppo lo spazio non lo permette, ma rimando al bel libro che Jonathan Cott le ha dedicato e a cui ha collaborato Hanny El Zeini che è stato accanto a Omm Seti gli ultimi anni della sua vita. È veramente un caso di reincarnazione quello di Dorothy? Lei ne era convinta. Io ritengo, invece, che quando si leggono storie come queste bisognerebbe avere maggiori informazioni. Infatti non sono ben chiare le circostanze della sua caduta dalle scale all’età di tre anni e quali conseguenze abbia avuto sul corpo e sulla psiche di una bambina di quell’età. Inoltre, quanto Omm Seti o la sua famiglia conoscevano dell’Egitto e della sua storia? Non era certo un paese a loro sconosciuto, poich´ faceva parte del dominio britannico, da cui in quel periodo cercava di affrancarsi, manifestando un deciso sentimento anti-britannico e un forte desiderio di indipendenza. Domande a cui al momento &eagrave; difficile rispondere. Per quanto riguarda l’interpretazione di questa storia la reincarnazione potrebbe non essere l’unica spiegazione, anche se diverse cose sembrerebbero avvalorarla. Tra queste la competenza e la conoscenza di alcuni particolari che Dorothy aveva riguardo la civiltà egiziana e che all’epoca non erano noti. In ogni modo, qualunque interpretazione si voglia darne, quella di Omm Seti, come amava essere chiamata, è una storia bella e affascinante, oltre ad essere insolita e unica nel suo genere.