Le Janare, entità oscure della provincia di Benevento
La Janara, nella credenza popolare beneventana, soprattutto in quella contadina, è una presenza malvagia femminile (che molti hanno poi associato alle streghe) che veniva spesso citata nei racconti popolari. Il nome potrebbe derivare da Dianara, ossia “sacerdotessa di Diana”, oppure dal latino ianua, che significa “porta”: era appunto dinanzi alla porta che, secondo la tradizione, era necessario collocare una scopa o un sacchetto con grani di sale; la strega, sempre secondo le leggende, era costretta a contare i fili della scopa o i grani di sale, spesso indugiando fino al sorgere del sole, la cui luce era sua mortale nemica. La Janara è una creatura magica e inizialmente era considerata sia positiva e negativa. Conosceva i rimedi delle malattie che curava attraverso la manipolazione delle erbe, ma allo stesso tempo sapeva scatenare tempeste e fare ammalare le persone, gli animali e i raccolti. Nelle credenze popolari la Janara non era accostata alla religione, ma era considerata più una creatura magica, come l’Uria, la Manalonga e le fate. Si può dire quindi che malgrado le sembianze non è mai accostata al genere umano e per questo il termine di “strega” non è pienamente rappresentativo di questa oscura entità. Le Janare sono entità mutaforma capaci di assumere le sembianze di qualsiasi animale, ma prevalentemente preferiscono la forma di un gatto, un cane o un lupo. Sono capaci di assumere le forma eterea e possono spostarsi nel vento come una folata; ma la caratteristica più temuta dalla gente è la loro attitudine a rapire o traumatizzare i bambini nei loro letti, spesso colpendoli con rami o tizzoni, anche solo per il gusto di spaventarli.
Un altro strano aspetto di queste entità era in passato la consuetudine di intrufolarsi nelle stalle dei contadini, rapire un cavallo e cavalcarlo per tutta la notte. La Janara a cavallo si diceva che assumesse la forma di una vecchia completamente nuda e, se qualcuno avesse avuto la sfortuna di intralciarla o tentare di fermare la cavalcatura, aggrediva e addirittura sbranava le sue vittime. Si veniva a conoscenza di un rapimento da parte della Janara perché aveva l’abitudine di praticare le treccine alla criniera del cavallo, lasciando così una specie di prova della sua presenza. Si diceva anche che spesso il cavallo, dopo aver assorbito i suoi influssi malefici, veniva trovato morto nel giro di qualche giorno. Come le streghe, anche le Janare si riunivano nei boschi o nei campi in particolari giorni dell’anno per compiere particolari riti o maledizioni, ma il loro era un concilio magico e non legato a Satana (come era per le streghe). A volte durante la notte si potevano udire canti e voci provenire da luoghi abbandonati e disabitati dove, attorno a piccoli falò, le Janare procedevano a sinistri rituali. Nel 1923 fu trovato qui un foglio in una vecchia rocca abbandonata vicino a Benevento. Questo foglio narra di un boscaiolo beneventano che, passando di notte per uno di questi posti durante la notte, ebbe lo spiacere di assistere ad una queste riunioni. «La cerimonia era praticata da sette figure composte di nebbia, che attorno ad un fuoco praticavano a terra strani simboli circolari, al cui centro c’era una giumenta gravida… Si avventarono su di essa come lupi affamati e si macchiarono del di lei sangue per poi spargerselo su tutto il corpo. Fu allora che assunsero le sembianze di bellissime fanciulle, a cui non avrebbe saputo resistere neppure il più saggio degli asceti.» L’uomo rimase a contemplare tale bellezza da dietro una roccia finchè una di loro non si accorse di lui e lo invitò ad unirsi a loro attorno al fuoco. Egli però seppe resistere e corse a casa dove raccontò alla moglie tutto ciò che aveva visto. La mattina dopo quell’uomo fu trovato ucciso. Un potente amuleto contro le Janare è il famoso “ierer” (non c’è traduzione a questo termine), che consiste in un sacchetto di panno contenente del sale e delle palme benedette; le nostre nonne e forse i nostri genitori spesso negli anni della pubertà sono usciti con questo sacchettino appeso al collo,che si credeva in grado di scacciare le influenze nefaste. Altri rimedi tramandati fino ad oggi sono le spighe di grano infilate nei materassi oppure i veli sulle culle. Secondo alcuni le Janare sono in giro tutt’ora e spesso tramandano i loro segreti da maestra ad apprendista, un’arte che non andrà mai persa. Se nella notte sentirete cantare voci sinistre o vi accorgete di strani rumori alla finestra, restate vigili e accendete la luce: forse una Janara sta tentando di entrare in casa vostra!
fonte: http://www.ilparanormale.com