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IL MISTERO DELLA MORTE DI EDGAR ALLAN POE


La morte di Edgar Allan Poe viene considerata il più grande mistero della letteratura americana.

Le circostanze del suo decesso, avvenuto a Baltimora nel 1949, non sono mai state chiarite del tutto ed hanno alimentato le ipotesi più stravaganti e suggestive: come sia morto il grande scrittore e poeta è un mistero che ancora adesso aleggia e toglie il sonno ai suoi fan più sfegatati e accreditati.

Ripercorriamo le tappe di quella tragica giornata...

3 ottobre 1849, Baltimora.

Un tipografo del Baltimore Sun, Joseph Walker, passando per High Street vide, giacente sul marciapiede, un uomo dagli abiti sporchi e laceri, in stato di estrema prostrazione fisica, ma anche di confusione mentale: “in grande difficoltà, e bisognoso di immediata assistenza”, come dichiarò lo stesso.

In quei giorni Baltimora, terza città degli Stati Uniti, era in piena campagna elettorale: si votava per mandare un rappresentante dello Stato del Maryland al Congresso, quindi all'abituale frenesia che caratterizzava normalmente la vita cittadina (nei settori caldissimi della speculazione, dei trasporti, della stampa) si sommava quella provocata dalla lotta senza quartiere fra i due partiti, democratico e repubblicano, condotta con metodi da far sembrare giochetti gli attuali imbrogli nostrani.

Poe fu portato all'ospedale Washington College, dove morì la domenica del 7 ottobre 1849 alle 5:00 del mattino.

Lo scrittore non rimase mai sufficientemente lucido per spiegare come si fosse trovato in tali gravi condizioni, né come mai indossasse vestiti che non erano i propri.

Si dice che abbia ripetutamente invocato il nome Reynolds durante la notte precedente alla sua morte, ma nessuno è mai riuscito a identificare la persona a cui si rivolgesse.

Alcune fonti affermano che le sue ultime parole furono:

"Signore aiuta la mia povera anima..."

Tutti i referti medici, compreso il suo certificato di morte, sono andati perduti.

I giornali dell’epoca attribuirono la morte dello scrittore a una "congestione del cervello" o "infiammazione cerebrale", eufemismi comuni per le morti dovute a cause disdicevoli come l’alcolismo.

Poe era partito sei giorni prima da Richmond, dove aveva trascorso un paio di mesi di tranquillità. L'alternarsi di depressione e di speranza, che aveva caratterizzato gli ultimi due anni e che aveva visto anche un tentativo di suicidio nel 1848, pareva quasi dimenticato e si era persino iscritto alla locale società di temperanza, facendo pubblica promessa di dimenticare il vizio funesto del bere.

Perché quel vuoto di sei giorni, fra la partenza da Richmond e il ritrovamento sul marciapiede, perché le tasche vuote, perché gli abiti non suoi e addirittura la mancanza della giacca?

Forse fu vittima di Cooping?

A partire già dal 1872 si ritenne comunemente che fosse stato rapito e costretto a bere alcool, per essere sfruttato ripetutamente come "elettore forzato" una pratica fraudolenta in uso nel XIX secolo e meglio conosciuta come "Cooping". Le bande organizzate di agenti elettorali battevano le strade del centro e intorno al porto cercando persone isolate, preferibilmente forestieri o contadini. Usando la tecnica del cooping, ossia del "mettere in gabbia", le drogavano con una miscela di whisky e narcotici, e poi li portavano da un seggio elettorale all'altro facendoli votare a ripetizione per questo o quel candidato. Rinchiusi poi in un locale buio (la gabbia) a smaltire la cotta, venivano successivamente gettati in strada.

Altre ipotesi comprendono: delirium tremens, una cardiopatia, epilessia, sifilide, meningite, colera e rabbia.

Ilall'ospedale Washington College, afferma nella sua relazione pubblicata nel settembre 1996:

"Non si può dire con certezza che la rabbia fu causa della sua morte dal momento in cui non ci fu un’autopsia, tuttavia questa è l’ipotesi da considerare più veritiera in quanto deliri, tremori, allucinazioni e stati confusionali, sintomi tipici della rabbia, non possono essere spiegati con l’abuso di alcool, poiché Poe smise di assumere queste sostanze sei mesi prima del ricovero in ospedale."

Molti pensarono, vista la sua vita tormentata, alla conclusione più ovvia: ossia che Poe sia morto a causa di una sbronza fatale, di quelle che trascinano senza possibilità di risalita un bevitore incallito verso la propria tomba.

Il fatto che diverse riviste locali e nazionali, che combattevano la piaga dell’alcolismo a quei tempi, abbiano usato questa notizia e questo personaggio come esempio da "Non seguire", ha sviato e non di poco da quelle che possono essere state le vere cause del suo decesso.

Il mistero è aggravato dal fatto che il poeta, e direttore di diverse riviste letterarie, avesse indosso vestiti troppo grandi per essere i suoi. Anche qui l’ipotesi di un furto è da escludere a priori, dal momento che quale ladro si prenderebbe la briga e il lavoro inutile di togliere i vestiti, e poi chi mai ruberebbe dei vestiti lasciando intatto il portafoglio alla propria vittima per poi rivestirlo con altri abiti? E cosa condusse Poe a trovarsi a Baltimora, quando in realtà era atteso a Filadelfia per un lavoro di revisione su un libercolo di poemi commissionato da una dama di quella città e pagato ben 100 dollari dal marito di lei?

L'ombra di Edgar

Uno scrittore americano, Matthew Pearl, nel suo libro L'ombra di Edgar, che si sviluppa partendo da un fatto storico reale e si avventura in un'inchiesta per fornire la propria versione dei fatti in modo romanzesco, sostiene di aver trovato le prove per cui Poe sarebbe morto per gli effetti di un tumore al cervello: "Spiegherebbe le sue allucinazioni e il suo stato mentale prima di morire", ha detto Pearl all'Observer.

Lo scrittore ha ritrovato vecchi articoli di giornale che riferiscono della riesumazione del cadavere di Poe, 26 anni dopo la sua morte. All'apertura della bara, gli addetti rimasero sorpresi dal fatto che il cervello fosse ancora visibile all'interno del cranio. In un articolo, apparso nel 1878 sul St. Louis Republican, il cervello di Poe venne descritto come "secco e indurito nel cranio", mentre in una lettera pubblicata dalla Gazzetta di Baltimora si legge che "la massa cerebrale non mostra segni di disintegrazione o decadimento sebbene, naturalmente, il volume si sia ridotto".

Pearl ha allora consultato un medico legale, che ha smentito in maniera categorica che potesse trattarsi del cervello, visto che è una delle prime parti del corpo umano a deteriorarsi dopo il decesso. L'unica ipotesi possibile è che si trattasse di qualche forma tumorale calcificata dopo la morte.

Nessun detective potrà mai sapere la vera causa della sua morte.

Delirium tremens, come scrisse il dottor Moran alla madre adottiva di Poe, Maria Clemm?

Congestione cerebrale, come riferirono i giornali e come asserì lo stesso Moran in un libretto in difesa di Poe pubblicato nel 1885?

Oppure delitto?

L'ipotesi è suggestiva e il suo sviluppo è degno delle deduzioni del geniale investigatore creato da Poe, il celebre Auguste Dupin.

Nessun Dupin, però, ci spiegherà mai se Poe si sia autodistrutto, se sia stato rapinato o, più verosimilmente, drogato e sequestrato a scopi elettorali e se Poe, quel formidabile creatore di paure, fu proprio la prima vittima di quel sentimento che ha saputo tanto bene ispirare ai suoi lettori.

“I limiti che dividono la Vita dalla Morte sono,

nella migliore delle ipotesi,

vaghi e confusi”

(E.A.Poe)


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