I fantasmi di Castello Ursino
In Sicilia, regione brulicante di antico folclore, molte delle leggende riguardano il mare e i suoi misteri. Creature mitologiche, fantasmi di marinai dispersi in mare, oggetti ritrovati sulle coste e incidenti legati a particolari zone ritenute maledette sono al centro delle molte storie che si tramandano da secoli, ma alcuni misteri sono saldamente legati alla terra ferma, in particolare ai suoi castelli. Catania, in particolare, è una città ricca di mistero e ad oggi si ritiene che ci siano diverse abitazioni infestate. Molte delle storie che si raccontano su queste abitazioni si basano su fatti storici realmente accaduti e rintracciabili con semplici ricerche in rete o in comune. Una di queste costruzioni, oggi aperta al pubblico per visite guidate, è il Castello Ursino.
Il Castello Svevo di Catania, meglio conosciuto come Castello Ursino, fu costruito per volere dell’imperatore Federico II di Svevia nel XIII secolo. Come ogni castello medievale venne edificato su una zona rocciosa a ridosso sul mare per poter meglio difendere le mura dalle invasioni saracene e intercettare con largo anticipo un attacco nemico osservando le navi giungere dal mare. Proprio questa azzeccata scelta di posizione valse al castello, insieme al Castello Maniace di Siracusa e a quello di Augusta, la fama di miglior sistema difensivo costiero della Sicilia. Il castello ha mura alte circa 10 m e spesse 2,50 costruite con pietra lavica, torri circolari, un fossato all’esterno come protezione e un immancabile ponte levatoio. Fu sede del parlamento siciliano e dimora reale degli Aragona di Sicilia. Purtroppo il destino del castello non fu sempre di essere dimora di castellani: all’inizio del ‘500 fu trasformato in prigione “d’elite”, cioè sede forzata di prigionieri politici, personaggi scomodi e criminali di un certo rango. Si narra che le condizioni di tenuta dei prigionieri fossero agghiaccianti e che in circa due secoli di funzione la prigione abbia rilasciato solo 14 prigionieri: tutti gli altri non lasciarono mai, da vivi, le mura del castello.
Nel 1838 il governo borbonico decise di utilizzare la struttura per ben altri scopi e vi apportò dei cambiamenti strutturali per trasformarla in una sede politica. Le cose cambiarono nuovamente quando nel 1932 il comune lo volle trasformare nel Museo Civico di Catania. Tante trasformazioni per un castello che ancora oggi è una delle più belle testimonianze del Medioevo siciliano, ma nessuna di loro ha completamente cancellato i segni dell’originale struttura; in particolare i sotterranei, un tempo adibiti a quello spaventoso carcere, hanno subito pochissimi cambiamenti, come se nel tempo si sia voluto mantenere intatto quel timore che il castello causava al sol pensiero di visitarlo. Le celle erano piccole, buie e infestate da topi e altre bestiole la cui compagnia era poco piacevole. Sui muri di quelle camere della morte sono ancora visibili i graffiti, le scritte e i segni dei condannati, i loro ultimi pensieri e ciò che oggi dimostra a noi la loro esistenza. Le frasi, spesso sconnesse, sono scritte per lo più in lingua siciliana, ma essendoci anche prigionieri stranieri e sopratutto colti, ci sono anche riportati pensieri scritti in latino e spagnolo.
Nell’ultimo secolo, da quando il castello ha custodi e personale adibito alla manutenzione e al mantenimento della sua bellezza, si sono moltiplicati i casi di fenomeni paranormali all’interno della struttura. Tutti coloro che lavorano lì non hanno alcun dubbio che nel castello vaghino gli spiriti dei prigionieri morti tra le mura e che soprattutto di notte i corridoi e le stanze brulichino di movimenti anomali di oggetti, di sussurri, di lamenti e pianti. Fenomeni di poltergeist sarebbero addirittura all’ordine del giorno: le porte si chiudono da sole, le luci si accendono e spengono senza controllo, i dispositivi elettronici mostrano inspiegabili anomalie. Una delle esperienze più agghiaccianti che si posa vivere all’interno del castello è quella di rimanere bloccati all’improvviso senza riuscire a muovere nemmeno un muscolo, come se delle forze invisibili trattenessero con forza i malcapitati. Tra i racconti degli abitanti della zona si parla anche di avvistamenti di folletti e creature umanoidi in giro per i campi e nel cortile tra le mura del castello. C’è chi giura di aver sentito il pianto di una bambina o di aver visto una tomba nel bel mezzo del salone all’ingresso, che appare e scompare al solo voltare lo sguardo. Pare anche che in alcune stanze ai piani superiori comparirebbero delle figure eteree: la più conosciuta è quella di una nube con le sembianze di bimbo che amerebbe volteggiare sotto la volta più alta del castello. A testimonianza di queste esperienze paranormali ci sarebbero alcune foto dove si distinguerebbero figure femminili, maschili e addirittura animalesche. C’è poi un quadro, stupenda opera artistica, ma che suscita inquietudine man mano che lo si fissa: si tratta della “Testa di Ofelia pazza”, risalente al 1865 e dipinta da Michele Rapisardi. L’impressione è che quella donna raffigurata, frutto di abili pennellate e quindi irreale, fissino chi la guarda con sguardo fin troppo reale, quasi a penetrarne i pensieri ed insinuarsi nel suo animo… Le premesse sono buone e le leggende su Castello Ursino non si risparmiano. Ce ne sono abbastanza per farci una visita se doveste visitare quei luoghi.
fonte : http://www.ilparanormale.com