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LA LEGGENDA DEL TESORO INCANTATO DEGLI EBREI DI TRAPANI

La Sicilia è una terra che ha il volto di mille popoli e che ancora oggi parla le lingue delle genti che militarmente la conquistarono o che pacificamente l'abitarono. Quest'isola è stata per le popolaizoni ebraiche in fuga dalla loro "terra promessa" un florido luogo dove impiantare le proprie radici e cio' ha rappresentato uno storico esempio di accoglienza e di integrazione riuscita. La città di Trapani poi dovette apparire agli ebrei, che sempre piu' numerosi vi giunsero, in particolare intorno al 1300, una sorta di città d'adozione.

A Trapani si ebbe, infatti, rispetto all'intero territorio siciliano, la seconda piu' grande comunità ebraica. Il primo nucleo di ebrei a Trapani si insedio' all'indomani della diasporavoluta dlal'imperatore Tito nel 70 d.C. Fu comunque durante la dominazione islamica che pian piano torme di ebrei, seguendo le rotte degli arabi, giunsero in città insediandosi in comunità strutturate. Il quartiere dove a Trapani piu' forte era la presenza ebraica era la via Giudecca, "jureca", la cui toponomastica dell'omonimo quartiere, già da sè esprime chiararemente l'originaria ubicazione delle prime comunità ebraiche. Lo splendido palazzo della Giudecca,

dove sorgeva la sinagoga, divenne quindi il loro quartier generale, il suore pulsante della loro vitale presenza e la sede economica e finanziaria di tutti i loro affari in città.

Altri principali vie ed importanti quartieri cittadini dove insistevano gli abitati degli ebrei a Trapani erano la via Catito e la via Cortigliazzo, l'attuale Corso Italia, ma anche la rua Nuova, l'attuale via Garibaldi, e gli antichi quartieri di Porta Pali (San Pietro), Porta Nova e Porta Vecchia, tutti nei centralissimi pressi dell'attuale Via Torrearsa. Si ebbero comunità ebraiche anche nell'odierno quaeriere di San Francesco, e nei rioni San Salvatore, San Benedetto e Sant'Elisabetta, in corrispondenza di antiche chiese cittadine. Nell'ultimo periodo, prima della cacciata degli ebrei, alla fine del 1492, con l'editto di Granada, firmato da Ferdinando II, la presenza dele famiglie ebraiche trapanesi è stata stimata nel suo massimo storico in città 2 mila persone, rispetto ad una popolazione trapanese di circa 8 mila abitanti.

Gli ebrei si inserirono presto nell'economia traoanese, in particolare radicando le loro maestranze nella già antica lavorazione del corallo. V'è da dire che il popolo ebraico ha sempre goduto di una cattiva fama e di una pessima reputazione, furono tacciati di avidità ed accusati di cattiverie indicibili, ritenuti responsabili dei piu0 disparati crimini, accuse spesso riconducibili ad un diffuso e bieco antisemismo, che ne ha fatto un vero capo espiatorio di tutti i mali del'umanità. Anche a Trapani gli ebrei furono accusati di essere autori di atroci malvagità, latrocini e ruberie varie a spese di onesti cittadini che videro sottrarsi come "per magia" oro, gioielli e preziosi di ogni genere.

La "voce del popolo" era quindi unanime nel sostenere che gli ebrei avessero accumulato incommesurabili ricchezze ritenute frutto di scellerate azioni contro il patrimonio cittadino, una fortuna che gli ebrei si diceva per timore di avidità non mostravano mai a nessuno. Vere o no che fossero queste dicerie sugli ebrei, sta di fatto che dopo il 1492, anno della loro cacciata dalla città di Trapani, molti di questi tesori furono confiscati e restituiti. Ma nell'opinione pubblica serpeggiava il terribile sospetto che la gran parte delle loro ricchezze, sottratte a suo tempo alla collettività con vari stratagemmi, fossero state in realtà segretamente custodite.

Queste dicerie sulle enormi ricchezze che gli ebrei avrebbero misteriosamente celato in città, divennero presto il cuore di favolose leggende su dei misteriosi incantesimi che gli ebrei avrebbero fatto ai loro tesori per renderli invisibili, cosicchè nessuno potesse ritrovarli. La leggenda in questione vuole che solo gli ebrei conoscano la formula per sciogliere questi incantesimi e rendere cosi' visibili i loro agognati tesori. Da quel momento in città, per i piu' convinti fautori della teoria del complotto giudaico, si aprì letteralemente una "caccia al tesoro" ed ogni mezzo si usò per portare alla luce qualcuna di queste inestimabili ricchezze, ma nessuno mai riusci' nell'intento. Si disse allora che il tesoro "incantato" degli ebrei fosse protetto dalle anime degli uomini uccisi per mano degli stessi ebrei e che soltanto un segreto rituale magico avrebbe potuto sciogliere l'incantesimo della sua visibilità. Questo sortilegio per togliere l'incantesimo imposto al tesoro è noto come la "spignatura", il termine che indica di per sè l'azione del "togliere", rappresenta una sorta di operazione impossibile.

Infatti, il rituale magico della "spignatura", essendo di per sè segreto, non si sa bene in cosa consista. Di questo effimero arcano si puo' dire soltanto che consista in un insieme di pratiche magiche, come il recitare a memoria complicate formule rituali, le cui parole andrebbero scandite alla sillaba con estrema precisione, come in un rosario, pena la cattiva riuscita dell'"opera". Ed ancora si è detto di strani rituali pseudo-magici: come il bere il sangue o magiare il cuore di un animale sacrificato, o peggio uccidere un innocente, o ancora si parla del dover tenere in bocca un serpente con una chiave in mezzo ai denti, senza percio' invocare l'intercessione dei santi.

Il tutto poi costituirebbe una sorta di segreto nel segreto, poichè la pratica della "spignatura" andrebbe fatta in precise ore e giorni dell'anno che solo gli ebrei conoscerebbero. Ad oggi quella del tesoro incantato delgi ebrei di Trapani appare solo come una leggenda cittadine al limite della favola; ma in verità la cultura ebraica ha già dato prova di essere un'antica forma di saggezza illuminata. Saperi come la Qabala e la sua numerologia agica, o la geometria: un'antica pratica ermetica attraverso cui si potrebbe svelare la cifra di significati nascosti, financo nella Bibbia, per mezzo di cui qualcuno sostiene si posso predire anche il futuro, insomma tutto questo armementario di conoscenze occulte e misteriche, presenterebbe la cultura ebraica come un sapere che ha in sè il sapore di un mistero ancora tutto da svelare e comprendere. Chissà, allora, se tra le righe di qualche antico libro ebraico, o tra le formule ed i significati oscuri di queste ancestrali teoresi, non si celi ed attenda ancora di essere svelato l'incantesimo della "spignatura". ***

UN TESORO DA SPIGNARE

La malvagità degli ebrei era a Trapani da tutti conosciuta ed era opinione comune che nel corso dei secoli avessero rapinato e rubato agli onesti cittadini trapanesi oro, argenti, gioielli, coralli e quant’altro c’era di rubabile. La voce del popolo diceva anche che in secoli e secoli di scelleratezze essi avessero accumulato indicibili ricchezze che per avidità non mostravano a nessuno.

Essi si riunivano nel quartiere della Giudecca, al cui centro fecero costruire il palazzo della Giudecca, splendido esempio di architettura plateresca, che divenne la loro rappresentanza e il centro degli affari. Forse nello stesso palazzo sorgeva anche la sinagoga.

Comunque i tempi cambiarono e con la cacciata degli ebrei da Trapani ad opera di Ferdinando II (Editto di Granada, 1492), essi furono costretti a lasciare frettolosamente le loro abitazioni.

Tutti i loro averi furono confiscati, ma da subito si vociferò che siano riusciti con una serie di stratagemmi noti soltanto a loro, a mettere al sicuro la parte più rilevante delle loro ricchezze. Da allora molti hanno cercato di mettere le mani sul favoloso tesoro. Tuttavia nessuno ci è mai riuscito perchè il tesoro è protetto da un rituale magico e dagli spiriti delle anime uccise dai malvagi ebrei.

Per accaparrarsi il leggendario tesoro bisogna allora ricorrere alla spignatura, ovvero bisogna togliere l’incantesimo. Ma non è facile. La spignatura è una operazione al limite dell’impossibile, nessuno sa esattamente in cosa consiste. Di sicuro ne fanno parte espedienti molto difficili e atroci, come ad esempio l’uccisione di un innocente, la recita di formule complicatissime (e guai a sbagliare una sillaba o il tempo di una parola!), bere sangue o mangiare il cuore di un animale appena ucciso, o mettersi in bocca un serpente con una chiave senza invocare l’aiuto dei santi e cose simili, da effettuare tutte rigorosamente nudi e in momenti particolari della giornata o dell’anno. Non so se qualcuno sia mai riuscito a spignare uno dei tesori di Trapani, di sicuro chi c’è riuscito non lo va a dire in giro.

Note:

– la parola spignatura deriva da pegno. Spignare significa quindi togliere il pegno e in senso lato togliere l’incantesimo

– l’architettura plateresca è uno stile architettonico decorativo derivante dal gotico fiorito e dal rinascimento italiano con elementi di ispirazione araba

– esistono molti tesori da spignare in Sicilia. A Trapani ne esistono almeno altri due, uno vicino la chiesa di San Liberale e l’altro nei pressi di una grotta di San Cusumano, ma questi andateli a cercare da soli.


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