Lettera del diavolo
Nel 1676 Suor Maria, dopo una lunga lotta con il diavolo, sarebbe stata costretta a firmare la missiva demoniaca. Oggi gli scienziati del "Ludum Science Center" di Catania l'hanno tradotta.
Era l’11 agosto del 1676 quando Suor Maria Crocifissa della Concezione si risvegliò nella sua stanza all’interno del Monastero di clausura di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, con la faccia imbrattata di inchiostro. Alle consorelle raccontò che la notte precedente aveva avuto una lunga lotta con il diavolo il quale l’avrebbe costretta a firmare una lettera. La donna, per non apporvi il suo nome, scrisse solo “Ohimè”. Al mattino, tramortita a terra, ritrovò la missiva, scritta in un alfabeto incomprensibile.
Da allora si fece di tutto per provare a decifrare quel documento. Si sono interessati all’argomento anche scrittori come Andrea Camilleri e Tomasi di Lampedusa, nonché pronipote della suora e, negli anni 60, venne indetto un concorso che offriva un soggiorno di un mese ad Agrigento a chi fosse riuscito nell’ardua impresa di scoprire il messaggio demoniaco. Nulla da fare. Sono dovuti passare ben 341 anni ed intervenire fisici ed informatici per riuscire a dare un minimo di senso logico alla lettera. Gli scienziati del Ludum Science Center di Catania sono andati allora a pescare nel deep web un programma di decriptazione. “C’è di tutto là dentro – spiega il direttore del Ludum Center Daniele Abate - droga, prostituzione, pedofilia, e anche programmi utilizzati dall’intelligence per decifrare messaggi segreti, come quello che abbiamo usato noi. Algoritmi che fanno tentativi di decifrazione, individuando caratteri simili che si ripetono. Un tentativo, è bene chiarirlo, ma un tentativo i cui esiti ci hanno stupiti”.
Cosa è emerso dal loro studio? Ebbene, delle 15 righe complessive della lettera, non tutto è stato decifrato, ma si tratta chiaramente di una missiva che parla di Dio e del diavolo. Il primo riferimento è al fiume Stige, uno dei cinque che secondo la mitologia greca e romana si trova negli Inferi: “Forse ormai certo Stige”, si legge nella missiva, e continuando “Poiché Dio Cristo Zoroastro seguono le vie antiche e sarte cucite dagli uomini, Ohimé”. Un'altra frase tradotta: “Un Dio che sento liberare i mortali”.
Dalla lettera sembrerebbe, dunque, che il messaggio parli del rapporto tra Dio, Satana e gli uomini. La Chiesa, che ha fatto Beata Suor Maria, ritiene che Belzebù abbia voluto chiedere a Dio di abbandonare gli uomini, e lasciarli tra le braccia del maligno. Il parere degli scienziati, sebbene il significato della lettera sia questo, è diverso. Abate ritiene infatti che la lettera sia stata scritta direttamente (e non sotto dettatura del diavolo) da Suor Maria: "La donna potrebbe avere sofferto di un disturbo bipolare – dice l’esperto - allora non c’erano farmaci né diagnosi psichiatriche. Certamente c’era il diavolo nella sua testa". In questo caso la donna avrebbe scritto, più o meno inconsciamente non si sa, la lettera di suo pugno: “L’idea che mi sono fatto – continua Abate - è che questo sia un alfabeto preciso, inventato dalla suora con grande cura mischiando simboli che conosceva. Ogni simbolo è ben pensato e strutturato, ci sono segni che si ripetono, un’iniziativa forse intenzionale e forse inconscia. Lo stress della vita monacale era molto forte».
C’è anche da dire che, oltre alla lettera, la suora raccontò di aver ricevuto altri due messaggi di cui non scrisse né rivelò mai il contenuto. “Non mi domandate di questo per carità – si giustificò con le consorelle - che non posso in verun modo dirlo, e nemmeno occorre dirlo io, che verrà tempo che il tutto udirete e vedrete”.
Qualunque sia la verità, è certo che il contenuto delle righe tradotte è degno di interesse, anche solo per il sistema di traduzione che, come detto, si è avvalso di un algoritmo: “Abbiamo inserito nel programma - spiega Abate - l’alfabeto greco, quello latino, quello runico (delle antiche popolazioni germaniche) e quello degli yazidi, il popolo considerato adoratore del diavolo che abitò il Sinjar iracheno prima della comparsa dell’Islam, tutti alfabeti che Suor Maria Crocifissa poteva avere visto o conosciuto. L’algoritmo prima individua i caratteri che si ripetono uguali, poi li compara con i segni alfabetici più simili nelle varie lingue”.