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Il teschio dell’untore, il vampiro di Venezia


La leggenda vuole che nella Venezia della fine del XVI secolo, flagellata dalla peste, si aggirassero strane creature in grado di diffondere il morbo. Una di queste figure ritenute responsabili della malattia mortale era un tipo di vampiro, il cosiddetto nachzehrer. Proprio al “Vampiro di Venezia” è dedicato il documentario in onda domenica 30 gennaio alle 22.10 sul National Geographic Channel (canale 403 di Sky).

Si tratta di una storia del terrore e della superstizione che prende le mosse da un misterioso ritrovamento avvenuto nel 2006 sull’isola veneziana di Lazzaretto Nuovo. Durante lo studio di una fossa comune scavata durante la peste, Matteo Borrini, studioso dell’università di Firenze, viene colpito da un scheletro. Nella bocca non ancora in decomposizione, infatti, qualcuno inserì, con forza, fino a rompere i denti, un mattone.

Nella Venezia di quegli anni gli abitanti tentavano qualsiasi strada per allontanare il rischio peste. Ed è proprio in questo contesto che prende piede la leggenda secondo cui le epidemie erano causate da un tipo di vampiro, il nachzehrer appunto, che significa “masticatore di sudario” oppure “divoratore della notte”.

Una volta aperte le fosse comuni per gettare l’ennesimo cadavere, i cittadini pensavano di riconoscere i nachzehrer dallo stato di conservazione del corpo, apparentemente intatto, e dal sudario consumato all’altezza della bocca. Si diceva, inoltre, che queste creature, masticando il velo funebre, crescessero fino al punto di diventare veri e propri vampiri. Vampiri portatori di peste.

Consultando un antico testo, lo studioso ha scoperto l’esistenza di un rituale macabro secondo il quale, per uccidere un nachzehrer è necessario mettere un mattone tra i denti del cadavere per impedirgli di masticare il proprio sudario e quindi di diffondere la peste. Lo scheletro ritrovato, dunque, potrebbe aver subito proprio questo trattamento.

Il documentario segue il lavoro del team di Borrini impegnato a restituire un volto al cadavere in cui qualcuno, probabilmente, ha visto un vampiro. Gli studiosi hanno scoperto che il cranio è appartenuto a una donna che, prima di morire, aveva mangiato grano e verdure, dunque apparteneva al popolo. Si tratta di un’europea di un’età compresa tra i 61 e i 71 anni. Borrini spiegherà di essere rimasto “scioccato” da questa scoperta. A quell’epoca, come è noto, erano rare le possibilità di arrivare vivi a quell’età.

Durante il Medioevo, con il dilagare della paura delle streghe, in molti ritenevano che queste creature, con l’aiuto del diavolo, fossero in grado di sconfiggere la morte. Con ogni probabilità, dunque, questa donna a cui qualcuno ha infilato un mattone in bocca, già in vita potrebbe essere stata considerata una strega, o un vampiro: il vampiro di Venezia.


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