La grotta di Re Tibéri Rè Tiberio e il fulmine a ciel sereno
Nel Parco della Vena del Gesso Romagnola, sul Monte della Volpe nei pressi di Riolo Terme (RA) si trova una caverna detta “la téna de re Tibéri” (la tana del re Tiberio), legata ad un’antica leggenda.
Re Tiberio fu un potente re degli Ostrogoti. A quel tempo ogni re aveva un buon numero di indovini ed astrologi a corte ed usava consultarli spesso prima di prendere una qualsiasi decisione importante. In particolare, questo re teneva in gran conto un astrologo che leggeva il futuro nelle stelle e che non aveva mai sbagliato una profezia. Questi, un giorno predisse l’imminente morte di Tiberio, che sarebbe stata provocata da un fulmine. Il re, terrorizzato, decise di insediare la propria corte in questa antica grotta portando con se tutti i sui tesori, pensando di mettersi al riparo da qualsiasi fulmine nascondendosi nelle viscere della terra.
Interno – Grotta del Re Tiberio
Passati alcuni anni Re Tiberio, stanco di starsene rinchiuso, chiamò una guardia chiedendo di vedere che tempo facesse fuori da quella grotta che ormai gli andava stretta e così dopo aver sbirciato fuori, questi rientrò ed esclamò: – Sacra Corona, il tempo è bello. Non mai in tutta estate il sole fu più chiaro e caldo. C’è si, una nuvoletta lontana…un bioccolo di bambagia, un fumo, un nonnulla…Temereste voi forse per quella piccola cosa?… Allora il Re, per non passare da codardo, ordinò di sellare il suo più bel destriero e quando tutto fu pronto uscì trionfante. Quando guardò quel cielo chiaro e limpido che aveva quasi dimenticato, vide un’unica ed insignificante nuvoletta all’orizzonte che non turbò lontanamente la sua gioia.
Mentre egli cavalcava, ecco che la nuvola si allargò e si oscurò, e cominciarono ad aggregarsi ad essa altre nuvole sempre più numerose, nere, grigie e gonfie di pioggia. Tutto il grigiore del cielo minaccioso incominciò a sovrastare lo spazio sopra il rifugio. Ad un tratto un tuono – all’udir del fragore al sovrano parve di vedere la morte in faccia – spronò il cavallo che cominciò la sua corsa frenetica verso il riparo della grotta. La corsa fu interminabile, non credeva di essersi allontanato così tanto ma la meta sembrava sempre più distante… Il temporale intanto si avvicinava sempre più e già piccole gocce calde estive cadevano dal cielo e rigavano come un pianto le pallide gote di Tiberio, man mano che cavalcava veloce le gocce si facevano sempre più spesse, l’aria si caricava di elettricità e i tuoni rombavano tremendi. Quando il Re finalmente fu presso la salvezza, ci fu un grande fragore e un lampo accecò il sovrano, facendolo guizzare per aria insieme al suo bel destriero ed incenerendoli all’istante.
La tradizione vuole che, nei meandri dei suoi numerosi cunicoli e camere della caverna, sia ancora nascosto il tesoro di corte, occultato dallo stesso re Tiberio che ora ne resta di guardia sotto forma di spettro.
fonte: mysterioustour.it